#ARTEADISTANZADISICUREZZA 04: ANDREA VENTURA. IL VIDEOCLIP

#arteadistanzadisicurezza questa volta ci fa uscire virtualmente da casa per intrufolarci nello studio berlinese di Andrea Ventura, che ci racconta sinteticamente il suo rapporto speciale con le vedute di “interni”.
Queste stanze sono luoghi immaginari, “ricordi di una lingua mai parlata”, giacigli in cui l’autore si adagia di tanto in tanto alla ricerca di piccoli momenti di relax.. come “pause in un incontro di boxe”.

Pittore e illustratore di fama internazionale, Andrea Ventura è uno degli artisti figurativi italiani di maggiore successo all’estero. Nato a Milano nel 1968, dopo aver iniziato gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera  si trasferisce a New York nel 1991. Durante il ventennale soggiorno newyorkese ha catturato l’attenzione di critica e pubblico per i suoi ritratti, realizzati prevalentemente per le copertine delle più prestigiose riviste americane ed europee. Suoi disegni sono stati pubblicati dal The New York Times, The New Yorker, Rolling Stone, Time, Forbes, Newsweek, Harper’s, The Guardian, Toro magazine, National post, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Neue Zürcher Zeitung e da molti altri periodici e case editrici nazionali ed internazionali. In Italia ha collaborato con Vogue Italia, Corriere della Sera, il Sole24ore, La Repubblica, L’Espresso e con i gruppi editoriali Rizzoli e Feltrinelli.
Parallelamente, ha perseguito una personale ricerca – meno conosciuta – nel campo dell’arte pittorica, traendo spunto sul piano iconografico dalle sue memorie di vita. Dotato di una naturale inclinazione all’espressione pittorica, il suo linguaggio libero e spontaneo si caratterizza per i netti contrasti chiaroscurali che infondono alle immagini un effetto quasi fotografico.
Ha esposto in diversi paesi di tutto il mondo, vincendo una medaglia d’oro e due d’argento alla “Society of Illustrators” di New York (per i ritratti di Latrell Sprewell, Jorge Luis Borges e Glenn Gould) e una medaglia d’oro al Lead Awards 2010.
Nel 2019 la GAM (Galleria d’Arte Moderna) di Milano gli ha dedicato la prima mostra retrospettiva con circa 140 opere esposte (28 giugno – 8 settembre 2019, a cura di Paola Zatti).
Attualmente vive e lavora a Berlino.

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 03: AFRO BASALDELLA. IL VIDEOCLIP

Angelo Buscema questa volta ci svela alcuni aneddoti relativi alla realizzazione tecnica delle ultime grafiche di Afro Basaldella.
Con Afro Angelo Buscema instaurò una profonda e sincera amicizia, nata durante gli anni in cui l’artista friulano collaborò con la 2RC: Su richiesta di Valter – afferma Buscema – mi recai quindi per settimane nel suo studio per conoscere più a fondo l’uomo e l’artista in previsione della realizzazione di Grande Grigio. Osservandolo, chiacchierando quotidianamente con lui mi resi conto che bisognava sperimentare una tecnica assolutamente nuova, che consentisse di riportare sulla matrice l’immediatezza della sua pennellata, di quella gestualità istintiva carica di valenze psicologiche. La soluzione fu una variante della “maniera allo zucchero” ottenuta con una miscela a base di essenza di bergamotto, che lasciava l’artista libero di gestire l’opera come in un dipinto. In occasione della pubblicazione del libro Charles Baudelaire, invece, visto che lui voleva dei contorni netti tra un colore e l’altro, realizzammo un collage di acquatinta con piccoli ritagli di inchiostro ottenuti raschiando sino al limite la carta (estratto da una conversazione avuta nel mese di maggio 2019 e pubblicata in Ghraphein, cat . mostra a cura di A. De Grande e C. Salinitro, Noto 08/06-16/08 2019, Ragusa 2019, pp. 12-13).

In ambito grafico i primi lavori di Afro sono delle litografie realizzate intorno alla metà degli anni Cinquanta, presso le stamperie romane di Castelli e di Cipriani. La scoperta delle infinite potenzialità della stampa d’arte lo porterà alla fine degli anni ’60 a precorrere quella tendenza alla geometrizzazione delle forme che caratterizza la produzione pittorica dell’ultimo periodo, fatta di campiture larghe e pastose rese con colori intensi e contrastanti. Dal 1970 si dedicherà poi con più assiduità al “mezzo grafico”, raggiungendo una grande qualità specifica: l’acquatinta, scrive Brandi, “gli permette di evitare o quanto meno di ridurre al minimo un segno di contorno” che era stato la sua cifra stilistica, sollecitando una nuova sperimentazione di timbri cromatici, di valori spaziali e di tecniche esecutive.
L’attività incisoria condizionerà la svolta stilistica dell’ultimo Afro, le cui composizioni si caratterizzeranno – sia nella grafica sia nella pittura – per la giustapposizione irrazionale di campiture nette, ritagliate, “librate in una sospensione nostalgica, come carica di valenze evocative” (Caramel, 2018).