GHRAPHEIN INCONTRA | EVENTI COLLATERALI

________________________________

GHRAPHEIN INCONTRA
eventi collaterali
a cura di Angelo De Grande e Ciro Salinitro

Incontri d’arte contemporanea

4 luglio – 8 agosto 2019
NOTO – MUSEO CIVICO
via Cavour, 91

________________________________

La galleria Sudestasi Contemporanea é lieta di annunciarvi che la mostra “Ghraphein, carte da una collezione privata” ospiterà anche 4 importanti eventi collaterali denominati “Ghraphein incontra”.

EVENTI COLLATERALI

4 luglio 2019 ◆ Milk
Paolo Greco – Daniela Frisone

11 luglio 2019 ◆ Trascendenze
Andrea Marchese – Barbara Cammarata

 

25 luglio 2019 ◆ DK, i-stanze dell’animo
Filippa Santangelo

08 agosto 2019 ◆  Seirenes
Giuseppe Ragazzini

Barbara Cammarata e Andrea Marchese
Trascendenze

Una stanza bianca, sette fotografie, e un monitor.
La sensazione di sospensione che danno al fruitore le opere di Marchese é accentuata dal candore delle pareti che le ospitano. Immagini semplici: cieli notturni da cui emergono oggetti come lampioni; un albero in mezzo al giallo dei campi di grano tipici del cuore della Sicilia; uno scoglio in mezzo a un mare placido; ma anche una doccia azzurra in un lido d’inverno. Queste e altre sono le immagini di Marchese che troverete in mostra affacciate su una delle terrazze più belle di Noto.
Andrea Marchese cerca di parlare al cuore ma lo fa quasi timidamente, senza disturbare, creando composizioni che potremmo definire “pure”. Le sue fotografie, pur di una semplicità disarmante, lasciano un solco nel campo dei ricordi e si prestano a infinite interpretazioni, a seconda del grado di sensibilità di chi le osserva. Possono essere guardate in un attimo, o ci si può perdere dentro.
Ma chi é Andrea Marchese? Lo capirete guardando il video ‘Operetta Metafisica’, che si alterna sul monitor a un altro video realizzato con Barbara Cammarata, ‘Wearing my mother’.
Operetta Metafisica é come l’orinatoio di Duchamp: é l’arte che si prende gioco di se stessa con grande ironia e consapevolezza, é uno schiaffo sonoro al bluff dell’arte contemporanea e alla supremazia del curatore sull’artista.
‘Wearing my mother’ é invece molto diverso: girato da Marchese ma ideato e diretto da Barbara Cammarata, é un elegante lavoro simbolico che sottolinea il distacco tra due epoche vicine ma opposte, quella dei nostri genitori e la nostra.
Il vestito da sposa della mamma é sollevato a 35 metri di altezza assieme al vestito della comunione della figlia. “La gru per me è simbolo del fallo e del modo con cui l’immaginario maschile lo ha coniugato e imposto,” afferma Barbara parlando della propria opera.
Due artisti nisseni poco conosciuti nella provincia di Siracusa, ma che hanno già collezionato diverse esperienze nazionali e internazionali di spessore.

Filippa Santangelo
Dk, i-stanze dell’animo

Le tele di Filippa Santangelo sono abitate dai fantasmi di una vita possibile. Queste stanze sono come scenografie di una rappresentazione teatrale che non si arresta mai, di una narrazione sussurrata, quasi impercettibile. Apparentemente vuoti, questi ambienti sono pieni di lei, della sua essenza che come un pulviscolo finissimo si respira guardando queste grandi tele.
Come se fossero il lato nascosto delle maschere di Pirandello, da indossare a seconda dell’occasione, queste stanze rappresentano il peso che c’é dietro una vita di compromessi. La luce, che preme alle finestre per entrare, bussa in quasi tutti i suoi quadri, ma non illumina mai interamente gli ambienti, lasciando immaginare che potrebbe esserci qualcuno nell’ombra, magari nascosto, chiuso nella propria disperazione. La luce é la speranza del cambiamento, é la forza che dà forma alle cose e le rende possibili.
Queste tele sono un atto poetico di rara intensità. Quando se ne percepisce il talento e la forza creativa, così viscerale da provocare una stretta allo stomaco, si ha la certezza di trovarsi davanti a un’artista che lascerà il segno. L’arte é un atto catartico, e quando incontra sensibilità e dolcezza svetta al di sopra della massa e si afferma nell’immaginario collettivo.

Giuseppe Ragazzini
Seirenes

“Una tradizione raccolta dal mitologo Apollodoro, nella sua Biblioteca, narra che Orfeo, dalla nave degli Argonauti, cantò con più dolcezza delle Sirene, e che queste si precipitarono in mare trasformandosi in scogli, perché la loro legge era di morire appena qualcuno non avesse subìto la loro malia.”
(Jeorge Luis Borges, Il libro degli esseri immaginari)
La sirena, forse la chimera più celebre della mitologia, é destinata a nuove metamorfosi e rappresentazioni. Il nostro Orfeo, Giuseppe Ragazzini, le effigia attraverso la tecnica del collage.
Questa serie di Giuseppe Ragazzini è una delle più “classiche” della sua produzione. Ma pur essendo dei soggetti, per così dire, conosciuti, sono resi con grande eleganza e con un melange di fonti orientali e occidentali. L’onirico e il bizzarro emergono con forza in tutte le opere dell’artista che della s-composizione ha fatto il suo stile. Questi collages con interventi a china sono solo una piccolissima parte dell’enorme portfolio di Giuseppe ma rientrano in una poetica talmente definita e puntuale che li rendono dei degni rappresentanti dell’intera produzione dell’artista.
Sono piccole immagini surreali, cariche di inattese allusioni simboliche e implicazioni psicologiche, ideate come metafora dell’ambiguità e della mutevole relazione tra identità e alterità. “ll risultato ottenuto – afferma Daverio – è sorprendente. E’ quello della creazione d’un mondo al contempo onirico e concreto… e che cos’è il gesto poetico se non la fuga nell’inatteso?”
La sirena, nel suo comporsi di parti umane e parti animalesche, ci ricorda che siamo individui complessi, nati dalla fusione di popoli diversi così come la mitica terra da loro abitata, approdo di molteplici razze e culture.
Ogni tecnica usata da Ragazzini, dalla pittura al collage alla video-arte alla scultura, tradisce il medesimo tratto, la medesima intenzione, trovare nuove strade da far percorrere al pubblico per entrare nel suo sogno.
Giuseppe Ragazzini é un artista affermato, ha realizzato video per musicisti e cantanti: Ornella Vanoni, Paolo Conte, Avion Travel, Vinicio Capossela, Lucio Dalla, Gianna Nannini. Le sue opere sono state proiettate nei teatri più importanti d’Europa e in Italia al Teatro La Fenice di Venezia e al Piccolo Teatro Strehler di Milano. Nel 2014 ha collaborato con il Lincoln Center, realizzando la scenografia per il gala d’apertura della New York Philharmonic Orchestra. Collabora assiduamente come illustratore con le testate giornalistiche La Repubblica e Le Monde.
Ha realizzato la sua prima personale, con più di 100 opere, presso The Mori Center di Parma.

 

Le mostre si terranno presso il palazzo Trigona, nel museo Gagliardi, e il vernissage di ogni appuntamento prevede un aperitivo in una delle terrazze più belle di Noto.
Biglietti: 15 euro con aperitivo (solo nei giorni delle inaugurazioni), 8 euro solo mostra.
Nel biglietto é incluso l’ingresso alla mostra “Ghraphein, carte da una collezione privata” che sarà visitabile fino al 16/08/2019.

BIGLIETTI:
posti limitati, aperitivo incluso

PER INFO E PRENOTAZIONI:
+39 349.266.4771
+39 340.40.61.833
info@sudestasicontemporanea.com

partners:

NOTO | GHRAPHEIN

________________________________

GHRAPHEIN

carte da una collezione privata

artisti: Afro, Alechinsky, Anderle, Burri, Capogrossi, Consagra, Dorazio, Fontana, Pasmore, Picasso, Pomodoro, Santomaso, Scialoja, Segal, Sutherland, Zec.

a cura di Angelo De Grande e Ciro Salinitro

8 giugno – 16 agosto 2019
NOTO – MUSEO GAGLIARDI
Via Cavour 91

________________________________

Ghaphein. Carte da una collezione privata è una antologia di opere raccolte in più di trent’anni da Angelo Buscema, personaggio poliedrico che ha dedicato tutta la sua vita alla grafica d’arte.

I fogli esposti testimoniano, senza ambizioni di compiutezza, la radicale rivoluzione operata nell’ambito delle arti grafiche a partire dalla seconda metà del Novecento, quando la marcata esigenza di rinnovare la funzione sociale dell’artista decretò la rinascita della stampa d’arte nella sua duplice valenza di genere autonomo e di processo comunicativo di massa. Un excursus multiforme e variegato di segni, colori e sperimentazioni tecniche che si snoda fra astrazione e figurazione, fra bianco e nero tradizionale e nuovi cromatismi, sulla scorta delle innovazioni artistiche introdotte in quegli anni, e i cui esiti sono perfettamente leggibili anche nella grafica.

Il corpus della mostra è costituito da veri e propri “capolavori” su carta, realizzati con tecniche e linguaggi disparati da alcuni dei massimi esponenti dell’arte del XX secolo. Aprono il percorso espositivo i tre capostipiti dell’informale italiano: Lucio Fontana, Alberto Burri e Afro Basaldella. Seguono, sempre nell’ambito dell’astrattismo nazionale, opere di Scialoja, Dorazio, Capogrossi, Consagra, Santomaso e Giò Pomodoro, mentre le coeve ricerche europee sono rappresentate dall’espressionismo calligrafico del belga Pierre Alechinsky, fondatore del gruppo CoBRa, e dal virtuosismo lirico del britannico Victor Pasmore. Ai segni aniconici di questi artisti si affianca poi la produzione di cinque grandi maestri figurativi, espressione in parte di quel dialogo transnazionale che tra gli anni ’70 e ’90 del Novecento vide l’Italia – e le sue stamperie più prestigiose – tornare nuovamente protagonista nella scena mondiale dell’arte contemporanea. Dall’erotismo distorto dell’ultimo Picasso si passa così alle virtuose acqueforti del bosniaco Safet Zec, del ceco Jirì Anderle e alle impronte evanescenti dell’americano George Segal, per finire con le visionarie metafore esistenziali di Graham Sutherland.

La maggior parte delle carte esposte escono dai torchi della celebre stamperia 2RC di Roma dove, in un clima di continua e costante evoluzione dei linguaggi grafici tradizionali, Valter ed Eleonora Rossi permisero agli artisti di esprimersi come facevano già con altri media, liberandoli dai limiti tecnici tipici dell’incisione (formato, colore e modalità esecutive). E anche grazie alla sensibilità, passione e competenza dei due editori-stampatori, infatti, se gli artisti che gravitavano intorno alla 2RC raggiunsero esiti straordinari e assolutamente inediti per capacità d’invenzione e rigore formale, tanto che talune opere oggi vengono considerate delle pietre miliari non solo nella loro produzione artistica ma anche nella storia della grafica moderna.

Questo sintetico viaggio nei linguaggi grafici contemporanei si completa con la rassegna Grafito. Dialoghi e metafore visive, ciclo di incontri d’arte a cura di Giuseppe Carrubba che offre un ulteriore spunto di riflessione sui rapporti tra il segno e le varie forme espressive del pensiero artistico (poesia, letteratura, teatro, ecc.).

BIGLIETTI:
acquistabili all’ingresso, riduzione per i possessori della Noto Card.

PER INFO E PRENOTAZIONI:
+39 349.266.4771
+39 340.40.61.833
info@sudestasicontemporanea.com

partners: