29/09 – 20/10 2018
Sudestasi Contemporanea • Ragusa
opening 29/09 ore 19.00

A cura di Francesco Piazza

In collaborazione con Zeitgeist Project

I collage di Demetrio Di Grado attraversano gli anni. Spostano l’attenzione sul concetto di bellezza rivelando inaspettate influenze rétro, mai così vicine a noi.

La réclame, le movenze plastiche quasi innaturali, i monelli riccioluti e le signore felici di mostrarsi nei loro completini messi a nuovo da modiste esperte. Tutto nel mondo inventato e raccontato di Di Grado è saturo di memoria, di un periodo in cui la ricchezza non era obiettivo così difficile da raggiungere. Un mondo tanto reale quanto reali sono i tagli sulla carta avidamente cercata, sottratta al macero o alla sua successiva ed ecocompatibile funzione ultima; avvolgere qualcosa, diventare contenitore. Essere riutilizzata prima di essere distrutta. Così la carta di Demetrio contiene frasi, avvolge i racconti di uomini e donne, racchiude messaggi, si adagia accattivante su superfici non sempre adatte a essere supporto artistico. Saracinesche, lamiere, muri e palizzate, tavole, e poi quaderni e album.
E la colla versata a sancire e bloccare insieme il tutto. Nel tempo ritrovato.
Un procedimento semplice che racchiude però dinamiche complesse di forte impatto sociale ed emotivo. 
L’arte del collage, che impariamo fin da bambini, è anche l’arte della denuncia, della mistificazione, delle lettere minatorie, nelle quali era un esercizio (artistico?) il comporre frasi forti e drammatiche.

Resta indelebile, fissato nel nostro immaginario, il rapporto cruciale tra la composizione “casuale” di parole e il suo effetto dirompente sulle coscienze, che attraversò gli anni di piombo definendo codici di lettura che solo il digitale è riuscito a scalzare e annullare. In Kind, il collage analogico di Di Grado compie un salto indietro nel tempo. Recupera il valore manuale e operoso dell’arte povera, per comporre immaginarie quinte sceniche di quel teatro che è la vita. Egli ferma il tempo e afferma il suo personale messaggio di denuncia, monolitico e stentoreo, coprendo gli occhi dei personaggi calati in questo tempo sospeso e trasformandoli in superfici su cui “scrivere” . Forte di questo codice interpretativo ed espressivo, decide di consegnare ai bambini i pensieri più importanti, (quali migliori messaggeri?). Perché in loro esiste una serietà che noi adulti perdiamo col tempo e che ci costringe a essere più concreti, ed una compostezza che non ti immagini in esseri così apparentemente fragili e indifesi. Il concetto di gioco, le sue regole, le penitenze. Ogni cosa assume, nei bambini, una connotazione di estrema precisione. Ogni gesto è codificato. Niente è lasciato al caso, come teorizzava Johan Huizinga che, in Homo Ludens, affidava al gioco il fondamento di ogni cultura dell’organizzazione sociale. Kind in inglese è genere, razza, tipo, natura e in tedesco assume un solo e unico significato; bambino. L’etimologia ci aiuta a comprendere quanto la natura infantile sia attraversata da elementi di complessità che ricondurre ad un solo significato, renderebbe tutto estremamente scontato e poco intellegibile. Di Grado racconta, attraverso i bambini, la contemporaneità, la società e le sue contraddizioni, contaminando i suoi collage di scenari intrisi di un asciutto nonsense; per affermare princìpi, senza rigore, ma con concreta fanciullesca benevolenza.

Francesco Piazza