#ARTEADISTANZADISICUREZZA : Live Art Contest con Giuseppe Ragazzini

#LIVEARTCONTEST con giuseppe ragazzini

Questo periodo pandemico di reclusione sta mettendo veramente a dura prova il mondo dell’arte, ma è altrettanto vero che il valore di molti artisti ed operatori culturali si vede proprio nei momenti di difficoltà. Ed è proprio questo il motivo che ci ha spinto a trovare delle soluzioni pratiche che ci permettano di continuare a fare arte mantenendo le “distanze di sicurezza” e, allo stesso tempo, avendo il modo di poter contribuire attivamente agli aiuti socio-umanitari. Domenica 03 Maggio, per questo, siete tutti invitati al primo art contest di beneficenza in collaborazione con il collage artist (e non solo) più irriverente del panorama nazionale: Giuseppe Ragazzini. Durante la live di instagram, l’artista ci aprirà le porte del suo studio per rispondere alle nostre/vostre domande mentre crea con ritagli cartacei e colori 2 opere. Ai partecipanti la possibilità di scegliere, attraverso commenti o semplici interazioni, l’opera che poi verrà messa in un’asta on-line, nello stesso canale instagram con offerte tramite commento, e il cui ricavato sarà devoluto interamente in beneficenza alla Protezione Civile Italiana. Questo, grazie alla consueta disponibilità di Giuseppe, sarà il piccolo contributo di #arteadistanzadisicurezza a favore di quanti hanno operato sinora per la nostra salute.

REGOLAMENTO ASTA BENEFICA

L’opera che avrà riscosso il maggior gradimento da parte del pubblico durante la diretta instagram di Domenica 03 maggio, verrà messa all’asta immediata-
mente dopo la diretta, fino al giorno 08 maggio 2020. Le offerte dovranno pervenire sulla pagina Instagram di Sudestasi Contemporanea, nei commenti sotto al post di comunicazione dell’opera vincitrice, con rilanci validi sino alle ore 20.00 di venerdì 08 maggio 2020. Il vincitore o vincitrice dovrà effettuare una donazione pari alla cifra indicata nell’asta al seguente Iban IT84Z0306905020100000066387 (per verifica visita il sito ufficiale) e successivamente inviare la ricevuta di pagamento sia all’indirizzo email dell’artista (giusepperagazzini@gmail.com) sia a quello di Sudestasi Contemporanea (sudestasicontemporanea@gmail.com).
Nella comunicazione mail dovrà altresì indicare l’indirizzo di recapito dell’opera. Verificato che la donazione è stata eseguita regolarmente, sarà l’artista stesso a inviare l’opera al vincitore dell’asta (i costi di spedizione verranno quantificati a parte).

L’ARTISTA

Pittore, scenografo e artista visivo, Giuseppe Ragazzini ha un bagaglio culturale che gli permette di attingere a un immenso mondo immaginario. Come uno shaker, la sua mente lo mescola e dà vita a uno stile personalissimo. Sospeso in un non luogo senza tempo, l’atto creativo di Ragazzini racconta il sogno e la poesia. (A. De Grande).
Dopo la laurea in Filosofia rimane affascinato dalla visione del documentario Le Mystère Picasso di Henri-Georges Clouzot, e nel 2002 inizia a utilizzare le tecniche digitali sviluppando una propria tecnica per l’animazione pittorica e la scenografia digitale (è stato tra i primi artisti a sperimentare una forma di collage e arte interattiva attraverso l’uso di telecamere ad infrarossi). Nel suo lavoro, l’immagine diventa soggetta a una trasformazione incessante dalla permanenza dei suoi elementi precedenti: un flusso, un collage digitale di elementi che si sovrappongono continuamente su se stessi. Un rapporto con il digitale “fortissimo”, come afferma lui stesso, ma che tuttavia parte sempre da una base analogica.
Nella sua fulminea carriera ha prodotto video e scenografie per importanti teatri europei, tra cui il Piccolo Teatro Strehler di Milano e il Teatro La Fenice di Venezia, e per musicisti come Avion Travel, Paolo Conte, Vinicio Capossela, Lucio Dalla, Gianna Nannini e Ornella Vanoni. Nel 2014 ha realizzato, su invito della Sugar Music di Caterina Caselli, un video pittorico per il gala di apertura della New York Philharmonic Orchestra al Lincoln Center (poi proiettato anche al 58° Festival di Spoleto). Sue animazioni sono state presentate in molti dei principali festival di animazione internazionali, tra cui il Festival Internazionale del Trickfilm di Stoccarda, Anima Mundi, il Festival Internazionale dell’Animazione del Brasile, il Festival Internazionale dell’Animazione di Ottawa (OIAF), il Festival Internazionale dell’Animazione Erotica (FIAE), il Festival Internazionale di Palazzo Venezia a Roma e Visionaria International Festival.
Ha tenuto diverse mostre sia personali che collettive, esponendo con artisti del calibro di Giosetta Fioroni. Numerose anche le collaborazioni nell’ambito editoriale e televisivo (Le Monde, La Repubblica, Warner Bros, Young and Rubicam, Sky, Motorino Amaranto, Rossellini Film & TV, Art Attack Advertising).
Attualmente vive e lavora a Milano.

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 06

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 06: “ABW 159” – ANDREA BOYER

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 06: "ABW159" - ANDREA BOYER

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#ARTEADISTANZADISICUREZZA 06:

Andrea Boyer – “ABW159”, 2002

[mm 300×370]

PERIODO PROMO: 27 aprile – 01 maggio 2020

Info su #arteadistanzadisicurezza

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 06: questa settimana presentiamo Andrea Boyer
 “Nessuna quantità luminosa, per quanto possente e infinita essa sia riuscirà mai a distruggere la realtà dell’ombra […] Ora, è proprio dentro questa quotidiana verità che Boyer mette in
azione i delicatissimi strumenti della sua passione: quelli propri alla tecnica incisoria e quelli propri alle tecniche del disegnare e del dipingere. Li mette in azione, li muove, per vivere quella verità, per verificarla; e, attraverso la verifica, esprimerla.”

[Giovanni Testori]
 

Osservando un’immagine di Andrea Boyer, artista considerato “una delle eccellenze del disegno italiano” [Carlo Franza], si rimane disorientati dalla incapacità di discernere – almeno a prima vista – se si tratti di disegno o fotografia. Le due tecniche, non a caso, sono i principali mezzi espressivi utilizzati dall’artista milanese, la cui poetica incentrata rigorosamente sull’uomo si caratterizza per una visione esistenzialista di matrice sartriana.
La sua ricerca figurativa, infatti, attraverso la traslazione semantica in chiave universale dei soggetti raffigurati (dettagli di corpi, nature morte, paesaggi urbani o naturali), sembra indagare l’intera esistenza umana, inducendo l’osservatore a interrogarsi sul senso dell’io come parte di un tutto.

Nell’opera ABW 159 si palesa la predilezione dell’artista per il genere “still life”, termine utilizzato in fotografia e pittura per descrivere una particolare rappresentazione di oggetti inanimati.
L’immagine raffigura un vaso con frutti e ortaggi, uno spaccato di vita quotidiana dove la smisurata attenzione per il particolare indica una rielaborazione della realtà oggettiva funzionale a una lettura filosofica del singolo dato figurativo.
A ciò contribuisce anche il marcato chiaroscuro del disegno, fondato esclusivamente sulla gamma cromatica dei bianchi e dei neri assoluti (da cui deriva un contrasto tra luci e ombre di caravaggesca memoria), che diventa “lo strumento, più mentale che reale, per trasportare la realtà visibile in una dimensione nella quale il pensiero si fa forma, il tempo spazio” (Alberto Agazzani). E proprio il tempo, insieme alla luce, è uno dei temi centrali nell’Opera di Boyer, un tempo sospeso tra l’osservazione oggettiva dell’occhio e l’elaborazione analitica della mente.

“Il tempo per riappropriarsi delle sensazioni”.

[Andrea Boyer]

 

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 05: “SENZA TITOLO” – FABRIZIO RUGGIERO

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 05: "SENZA TITOLO" - FABRIZIO RUGGIERO

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#ARTEADISTANZADISICUREZZA 05:

Fabrizio Ruggiero – “Senza Titolo”, 2012

[mm 600×600]

PERIODO PROMO: 20 aprile – 24 aprile 2020

Info su #arteadistanzadisicurezza

Dopo la pausa per le festività pasquali, riprendono le nostre promozioni per #arteadistanzadisicurezza.
La quinta proposta, valida dal 20 al 24 aprile, è una singolarissima opera su tela di Fabrizio Ruggiero, affermato artista napoletano (vanta mostre e collaborazioni da New York a Mumbai, da Londra a Yaoundè) che coniuga il linguaggio contemporaneo astratto con l’antica tecnica dell’affresco.

Il dipinto fa parte degli Analytical Fresco Paintings, un tema ricorrente nella produzione dell’autore, che – come afferma lui stesso – prova “sempre un senso di disagio difronte ad una operazione critica che cerca di dire il vedere: la pittura non è fatta di parole e mi piace ricordare che la pittura è una poesia muta, e la poesia è una pittura cieca”. Motivo per cui – in questo più che in altri casi – caldeggiamo la visione del videoclip dove è l’artista stesso a raccontarsi.

Sabbia, calce e pigmenti naturali sono gli elementi che Fabrizio Ruggiero adopera per porre domande sull’essenza del colore e sul significato dell’atto stesso di dipingere nel mondo contemporaneo.
La fascinazione per l’antica tecnica dell’affresco nasce in gioventù, ammirando le opere di Pompei ed Ercolano dove si recava in visita col padre. L’affresco, afferma Vincenza Di Maggio, “permette all’artista di creare motivi dalle superfici ruvide che giocano con la vista ed il senso dello spazio dello spettatore, stimolando visivamente la mente. Il suo obiettivo, infatti, è di esplorare e scoprire i modi in cui catturare la visione”.
Concetti fondamentali nella ricerca artistica di Ruggiero sono l’unità e l’interdipendenza di tutti i fenomeni e la natura intrinsecamente dinamica dell’Universo. La pittura ad affresco assume quindi una valenza simbolica, in quanto mette in relazione l’opera con la materia e con lo specifico luogo in cui è stata creata: “quello che puoi ottenere a Roma – dichiara Ruggiero – sarà completamente differente da quello che puoi ottenere a Venezia. Il materiale con cui la malta è creata è diverso. Puoi dipingere la stessa immagine, ma il risultato sarà completamente differente”.

Negli ultimi trent’anni, Fabrizio Ruggiero ha trascorso lunghi periodi in Asia, dove ha esplorato il pensiero indiano e ha cercato pattern visivi comuni a culture diverse riassumendo i risultati in un lavoro grafico, che ha chiamato “Somiglianze familiari” in omaggio a Ludwig Wittgenstein. 
Nel 1984 si trasferisce in Toscana e fonda “Architectura Picta”, un laboratorio innovativo dove inizia a riflettere sulla struttura interna del linguaggio della pittura ad affresco che sviluppa con l’ausilio delle tecnologie contemporanee. Il suo interesse per la forma e il formato del supporto della pittura lo ha portato a confrontarsi con la relazione tra forma, materiale e spazio concentrandosi sulla forma nello spazio. Quest’ultimo in particolare assume un ruolo centrale nella sua produzione, evidenziato dall’uso di supporti spesso leggermente ondulati e dall’alternanza di motivi ritmici tratteggiati che suggeriscono il concetto di uno spazio curvo “non piatto”.
La ricerca di Ruggiero si svolge lungo l’asse della modellazione “morbida”, utilizzando per le sue sculture astratte stuoie di canne ed intonaco per ottenere l’effetto di leggerezza. Successivamente si è interessato anche al ritratto, inteso come un territorio da esplorare e la pittura come il processo per costruirne la mappa.
Nel 2001 ha collaborato al progetto Global Pagoda, la più grande pagoda buddista del mondo, edificata a Gorai Creek, nei pressi di Mumbai, in India. Nel 2006 il suo progetto The Summer Triangle. Orfeo, Deneb e Altair ha vinto il concorso per la riqualificazione del tunnel di Raggiolo, in Casentino. Nel 2010, nella splendida cornice di un’antica chiesa del castello medievale di Poppi, ha collocato nella nicchia della pala d’altare A Bruit Secret & Pandora’s Box, l’affresco di un Ready-made di Duchamp all’interno della Pandora’s Box of Contemporary Art. Nel 2014 il suo progetto Tribute to traditions: Cultural Diversity in Unity diventa una mostra permanente al Museo Nazionale del Camerun a Yaoundé.
Diverse le committenze private (Susanna Agnelli, Nara e Giorgio Mondadori, Giorgio Armani, ecc.) e le mostre realizzate in tutto il mondo. In particolare si segnala la grande mostra The Transformative Power of Art svoltasi nel 2015 presso la sede delle Nazioni Unite a New York, per celebrare il 70 ° anniversario della firma della Carta delle Nazioni Unite.

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 04: ANDREA VENTURA. IL VIDEOCLIP

#arteadistanzadisicurezza questa volta ci fa uscire virtualmente da casa per intrufolarci nello studio berlinese di Andrea Ventura, che ci racconta sinteticamente il suo rapporto speciale con le vedute di “interni”.
Queste stanze sono luoghi immaginari, “ricordi di una lingua mai parlata”, giacigli in cui l’autore si adagia di tanto in tanto alla ricerca di piccoli momenti di relax.. come “pause in un incontro di boxe”.

Pittore e illustratore di fama internazionale, Andrea Ventura è uno degli artisti figurativi italiani di maggiore successo all’estero. Nato a Milano nel 1968, dopo aver iniziato gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera  si trasferisce a New York nel 1991. Durante il ventennale soggiorno newyorkese ha catturato l’attenzione di critica e pubblico per i suoi ritratti, realizzati prevalentemente per le copertine delle più prestigiose riviste americane ed europee. Suoi disegni sono stati pubblicati dal The New York Times, The New Yorker, Rolling Stone, Time, Forbes, Newsweek, Harper’s, The Guardian, Toro magazine, National post, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Neue Zürcher Zeitung e da molti altri periodici e case editrici nazionali ed internazionali. In Italia ha collaborato con Vogue Italia, Corriere della Sera, il Sole24ore, La Repubblica, L’Espresso e con i gruppi editoriali Rizzoli e Feltrinelli.
Parallelamente, ha perseguito una personale ricerca – meno conosciuta – nel campo dell’arte pittorica, traendo spunto sul piano iconografico dalle sue memorie di vita. Dotato di una naturale inclinazione all’espressione pittorica, il suo linguaggio libero e spontaneo si caratterizza per i netti contrasti chiaroscurali che infondono alle immagini un effetto quasi fotografico.
Ha esposto in diversi paesi di tutto il mondo, vincendo una medaglia d’oro e due d’argento alla “Society of Illustrators” di New York (per i ritratti di Latrell Sprewell, Jorge Luis Borges e Glenn Gould) e una medaglia d’oro al Lead Awards 2010.
Nel 2019 la GAM (Galleria d’Arte Moderna) di Milano gli ha dedicato la prima mostra retrospettiva con circa 140 opere esposte (28 giugno – 8 settembre 2019, a cura di Paola Zatti).
Attualmente vive e lavora a Berlino.

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 04: “HOTEL ROOM IN PARIS” – ANDREA VENTURA

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 04: "HOTEL ROOM IN PARIS" - ANDRE VENTURA

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#ARTEADISTANZADISICUREZZA 04:

Andrea Ventura – “Hotel Room In Paris”, 2020

[mm 300×400]

PERIODO PROMO: 06 aprile – 10 aprile 2020

Info su #arteadistanzadisicurezza

Quarta proposta di #arteadistanzadisicurezza: dopo tre opere di arte astratta si passa alla figurazione con Hotel room in Paris di Andrea Ventura, affermato artista e illustratore di fama internazionale.

Nei ‘Pensieri’ di Blaise Pascal si legge: “Quelle volte in cui mi sono messo a considerare le diverse forme di inquietudine degli uomini, i pericoli e i dolori a cui si espongono, a corte, in guerra, e da cui sorgono tante liti, passioni, imprese audaci e spesso malvagie, mi sono detto che tutta l’infelicità degli uomini viene da una sola cosa, non sapersene stare in pace in una camera.”, e si ha l’impressione che forse il segreto degli artisti è proprio questo, la capacità di sapere stare in pace in una stanza (Francesca Alfano Miglietti, 2018).

In questo periodo la capacità di restare “chiuso” è fondamentale. Andrea Ventura nei suoi “interni”, piccoli ma preziosi quadri che si impongono come citazioni di vita quotidiana, racconta la banalità della sfuggente abitudine. Come ritagli di foto senza personaggi, questi dipinti rappresentano in loro stessi la vita dell’essere umano.
Sono opere che incutono diverse sensazioni: dalla calma estatica, all’ansia dell’incompreso, passando attraverso la sospensione del tempo. Esse trasformano un atto o un luogo banale in un’opera d’arte.
Il quadro Hotel room in Paris raffigura un semplice letto disfatto. La giornata inizia e bisogna correre. Questo è quel che resta della notte. Sembra quasi vedere la scenografia di una pièce teatrale in attesa di iniziare o appena finita.
Quella di Ventura è una ricerca “astratta” sulle abitudini più semplici e apparentemente ripetitive che caratterizzano le nostre esistenze. Ritrarre un luogo in cui è indiscutibile l’assenza, o meglio, la presenza appena scomparsa di un personaggio, è quasi un atto teatrale, barocco, che cristallizza il dinamismo umano negli oggetti e nei luoghi “comuni” a noi tutti.
La sua fortuna critica tuttavia si lega soprattutto all’attività di illustratore, con cui ha ottenuto un’ampia notorietà dipingendo ritratti per testate giornalistiche di rilievo internazionale (Times, Vogue, La Repubblica, ecc.).
Nel 2019 la GAM (Galleria d’Arte Moderna) di Milano gli ha dedicato la prima mostra antologica con circa 140 opere esposte (28 giugno – 8 settembre 2019, a cura di Paola Zatti), consacrandolo tra i pittori italiani viventi di maggior rilievo.

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 03: AFRO BASALDELLA. IL VIDEOCLIP

Angelo Buscema questa volta ci svela alcuni aneddoti relativi alla realizzazione tecnica delle ultime grafiche di Afro Basaldella.
Con Afro Angelo Buscema instaurò una profonda e sincera amicizia, nata durante gli anni in cui l’artista friulano collaborò con la 2RC: Su richiesta di Valter – afferma Buscema – mi recai quindi per settimane nel suo studio per conoscere più a fondo l’uomo e l’artista in previsione della realizzazione di Grande Grigio. Osservandolo, chiacchierando quotidianamente con lui mi resi conto che bisognava sperimentare una tecnica assolutamente nuova, che consentisse di riportare sulla matrice l’immediatezza della sua pennellata, di quella gestualità istintiva carica di valenze psicologiche. La soluzione fu una variante della “maniera allo zucchero” ottenuta con una miscela a base di essenza di bergamotto, che lasciava l’artista libero di gestire l’opera come in un dipinto. In occasione della pubblicazione del libro Charles Baudelaire, invece, visto che lui voleva dei contorni netti tra un colore e l’altro, realizzammo un collage di acquatinta con piccoli ritagli di inchiostro ottenuti raschiando sino al limite la carta (estratto da una conversazione avuta nel mese di maggio 2019 e pubblicata in Ghraphein, cat . mostra a cura di A. De Grande e C. Salinitro, Noto 08/06-16/08 2019, Ragusa 2019, pp. 12-13).

In ambito grafico i primi lavori di Afro sono delle litografie realizzate intorno alla metà degli anni Cinquanta, presso le stamperie romane di Castelli e di Cipriani. La scoperta delle infinite potenzialità della stampa d’arte lo porterà alla fine degli anni ’60 a precorrere quella tendenza alla geometrizzazione delle forme che caratterizza la produzione pittorica dell’ultimo periodo, fatta di campiture larghe e pastose rese con colori intensi e contrastanti. Dal 1970 si dedicherà poi con più assiduità al “mezzo grafico”, raggiungendo una grande qualità specifica: l’acquatinta, scrive Brandi, “gli permette di evitare o quanto meno di ridurre al minimo un segno di contorno” che era stato la sua cifra stilistica, sollecitando una nuova sperimentazione di timbri cromatici, di valori spaziali e di tecniche esecutive.
L’attività incisoria condizionerà la svolta stilistica dell’ultimo Afro, le cui composizioni si caratterizzeranno – sia nella grafica sia nella pittura – per la giustapposizione irrazionale di campiture nette, ritagliate, “librate in una sospensione nostalgica, come carica di valenze evocative” (Caramel, 2018).

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 03: GALERA – AFRO BASALDELLA

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 03: "GALERA" - AFRO BASALDELLA

 

 

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#ARTEADISTANZADISICUREZZA 03:

Afro Basaldella – “Gaera”, 1974

[mm 500×700]

PERIODO PROMO: 28 Marzo – 03 Aprile 2020

Info su #arteadistanzadisicurezza

Terza proposta di #arteadistanzadisicurezza: questa volta presentiamo “Galera” di Afro Basaldella  (Udine 1912 – Zurigo 1976), splendida opera grafica realizzata nel 1974 presso la stamperia romana 2RC.

La serie di incisioni eseguite negli anni Settanta per la 2RC (tra cui capolavori come Bilancia, Grande Grigio e Controcanto) rappresentano un episodio centrale nel percorso artistico di Afro, tanto da influenzarne lo stile anche nella produzione pittorica di quegli anni. Come affermò Brandi, “queste incisioni, in un certo senso, erano più pittura delle pitture” ed oggi sono considerate uno dei vertici nella storia della grafica italiana.

In Galera, acquaforte e acquatinta a 7 colori, la composizione è tutta giocata sul rapporto tra le vibranti tonalità cupe dei colori e la perfezione delle indefinite forme pseudo-geometriche che occupano il vuoto dello sfondo, quasi a interpretare – come sembra suggerire il titolo – una memoria atemporale, una simbolica tensione interiore. Emblematiche, ancora una volta, le parole di Brandi sulla produzione pittorica dell’artista friulano: “Ciascuno di quei ‘ritagli’ colorati individua un piano diverso, anche se rigorosamente parallelo alla superficie del quadro: e il fondo, questo fondo impastato di cenere, sedimento d’ombra, ma di un’ombra che è un’ombra di luce, è come se stesse a tutela e garanzia di una spazialità che non si riduce alla superficie ma neppure ‘inventa’ una profondità. Necessariamente bisogna esprimersi per antitesi, perché di questi quadri non si può parlare che dicendo quel che non sono, essendo, quello che sono, solo in funzione di questa privatività strutturante”.

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 02: LETTERE – ALBERTO BURRI

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#ARTEADISTANZADISICUREZZA 02:

Alberto Burri – tav. D (serie “Lettere”), 1969  [mm 350×500]

PERIODO PROMO: 21 – 27 Marzo 2020

Info su #arteadistanzadisicurezza

La seconda proposta dell’iniziativa #arteadistanzadisicurezza è la tavola n. 4 della cartella “Lettere” di Alberto Burri, pubblicata con 6 serigrafie dalla 2RC di Roma nel 1969. Con questa serie Burri anticipa le sperimentazioni cromatiche degli anni ‘70, in cui sfrutta la tecnica serigrafica per ottenere stesure compatte e assolutamente omogenee di colore che rimandano alle prime tempere degli anni 1948-1956.

Il grande maestro umbro ha mostrato sempre un grande interesse per la grafica, il cui intero corpus – consistente in oltre duecento opere realizzate tra il 1950 e il 1994 – è esposto dal 2017 presso il cosiddetto “Terzo Museo” della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri.
«Nel caso di Burri – afferma Bruno Corà , presidente della Fondazione Palazzo Albizzini – parlare di grafica non significa parlare di una produzione minore rispetto ai dipinti, ma soltanto di una modalità artistica diversa e parallela, nella concezione e nell’’esecuzione, tale insomma da potersi annoverare con assoluto rilievo nella produzione del grande pittore, a fianco di tutti gli altri suoi rivoluzionari pronunciamenti innovativi. Anche nella grafica, Burri ha cercato di superare sfide tecniche e di spingere i confini sia degli strumenti che dei materiali utilizzati. Con esiti di interesse straordinario».

[…] non era possibile prevedere l’importanza che avrebbero assunto nell’attività pittorica  di Burri, quello che pareva un’esercitazione quasi marginale: le piccole tempere destinate ad una realizzazione grafica – serigrafica, alle quali egli attendeva  come per un gentile, quasi inconfessato svago […].
Quanto quasi monocroma era la sua attività di allora, in uno scambio violento di luce ed ombra, di trasparenza e impermeabilità, di lucido e opaco, altrettanto scintillanti e accese erano quelle temperine con un gioco di contrasti secchi e nitidi, tutti in luce e nulla in ombra […].
Il colore era stato ridotto da Burri quasi ad una dicotomia di bianco e nero, con qualche sprazzo, come sanguinante di rosso; e ancor più era stato ridotto ad un’approssimazione di luce e di ombra, di liscio e granuloso, alla base riscoppiava ora come in tanti rivoli incontrollati, i gialli, i viola, i rossi, gli amaranti, i verde erba, i verde mare, gli azzurri cielo, gli azzurri iride giovanile.
[…] Queste temperine, tenute in ombra, a latere del Burri maggiore ad un certo punto irruppero nel Burri maggiore.
[…] Irrompono allora, come una garrula retroguardia non più in suggestione, i colori. Sono quei colori che avevano avuto libero campo nelle tempere, e dunque nelle serigrafie […].
Di qui l’interesse per la grafica di Burri cresce a dismisura: non solo in sé, ma per il riflesso  indubbio che ha sulla sua pittura “maggiore.

(Cesare Brandi, 1981)

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 01: OUTLAND. IL VIDEOCLIP

#ARTEADISTANZADISICUREZZA 01: OUTLAND / IL VIDEOCLIP

Prosegue il nostro “gioco” per dilettarvi in queste preoccupanti e noiosissime giornate. Con l’augurio che i contenuti proposti siano per voi un diversivo utile, proficuo e interessante, oggi vi presentiamo il videoclip realizzato appositamente – e rigorosamente #adistanzadisicurezza – per farvi conoscere meglio Paolo Greco e la sua Outland (montaggio di Angelo De Grande e musica di Francesco Branciamore, tratta da).

L’opera fa parte di una serie di sei composizioni create per il progetto espositivo White Noise, omaggio al celebre romanzo omonimo dello scrittore americano Don Delillo (1985); progetto ideato dallo stesso Paolo Greco e realizzato insieme agli artisti Enzo Rovella e Francesco Rinzivillo presso la sede della Fondazione Mazzullo di Taormina (Palazzo Duchi di Santo Stefano, 13/12/2019 – 08/01/2020).  

 

Una sensazione di sublime "nodo in gola" mi pervade nell'osservare questi intrecci gommosi… ne sono attratto senza una motivazione logica. Provo a darmi una spiegazione, cerco rimandi nelle nozioni universitarie, ma nulla. Sarà per quei nodi periferici che contrastano con la cadenza rigorosa e lineare del punto di vista centrale; sarà per quei mancati spruzzi di vernice bianca che lasciano intravedere lo sporco accumulato nel tempo. Resto ad osservare senza parole, senza fiato, e pur affascinato. E come se mi ricordasse quel perenne cortocircuito tra il "logos" aristotelico e il relativismo dell'esperienza quotidiana, così magistralmente esemplificato da Fritjof Capra in un vecchio libro degli anni Settanta ("Il Tao della fisica", 1975).
Ciro Salinitro
Sudestasi Contemporanea

#arteadistanzadisicurezza 01: Outland – Paolo Greco

Paolo Greco – Outland, 2019 mm 800×1200

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#ARTEADISTANZADISICUREZZA 01:

Paolo Greco – Outland, 2019  [mm 800×1200]

PERIODO PROMO: 14 – 20 Marzo 2020

Info su #arteadistanzadisicurezza

Inizia oggi #arteadistanzadisicurezza… Augurandoci che l’iniziativa sia di vostro gradimento, vi ricordiamo che parte del ricavato delle vendite verrà devoluto in favore della Protezione Civile Nazionale. Che aspettate a fare la vostra offerta? Grazie a quanti vorranno partecipare e a Paolo Greco che ha messo a disposizione per tutti noi la sua bellissima Outland!

 

Paolo Greco è un artista autodidatta fuori dall’ordinario. Con le sue opere propone, sulla falsa riga dell’arte povera, uno stile viscerale che fa del copertone radiale il principale elemento espressivo. Brandelli strappati, bruciati che, come carne viva, emergono dalla superficie pittorica quasi a voler fuggire e impossessarsi dello spazio circostante in un’esplosione caotica ma, che per qualche motivo restano lì, in perenne tensione, contenuti all’interno di uno spazio limitato, “l’opera”. Lo straordinario colore dei suoi “quadri scolpiti” racconta l’anima di quest’uomo, un saltimbanco, che della vita ha fatto il suo palcoscenico. Una vita border line, vissuta al limite della sostenibilità psico-fisica, di cui le sue opere rappresentano una sorta di metafora inconscia e involontaria.

L’arte arriva in tarda età (anche se la fascinazione, soprattutto per l’opera di Burri, risale alla alla fine  degli anni 80’). Prima c’è la strada. Una strada vissuta come uno di quei Ragazzi di vita descritti da Pasolini, o come le avventure On the Road di Kerouac. Soggiorni più o meno prolungati a Bologna, Milano, Amburgo, Recife e Rio de Janeiro; il rientro in Sicilia e gli anni trascorsi per lavoro alla guida sulle vie etnee, tra motel, donne, droghe e alcol; le tangenze con il mondo “underground” catanese. Poi, come afferma lui stesso, a 50 anni “la vita mi presentò il conto e mi trovai ad un bivio”. E qui che avviene l’incontro casuale con l’arte, vissuto come introspettiva e terapeutica ricerca di se stesso. Non c’è citazionismo nell’opera di Greco, solo la voglia di mettere insieme frammenti della sua vita (il viaggio, la strada … e quale miglior materiale per darne evidenza materica se non lo pneumatico?) e dare ad essa colore per fuggire dal buio, dal “nero” che aveva caratterizzato gli ultimi anni. Le creazioni di Paolo Greco sono istinto puro, secondo quel concetto di “Art brut” ideato nel 1945 da Jean Dubuffet: ma qui di grezzo c’è solo la materia, il risultato finale è estremamente lirico, poetico. D’altronde la fulminea carriera artistica di Greco si è nutrita di incontri fortunati, tra cui quello con lo scultore italo-australiano Vincent Pirruccio, la cui amicizia si è rivelata fondamentale per il suo percorso di crescita. 

Le opere attuali mostrano la piena maturità dell’artista, frutto di una “full immersion” nel mondo dell’arte contemporanea che lo ha portato in breve tempo al riconoscimento istituzionale (sue opere sono nelle collezioni permanenti del SAC – Polo d’arte contemporanea della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa; del Museo della mafia a Salemi, TP; e della Fondazione Benetton Studi Ricerche a Treviso). Lo stile spontaneo delle prime opere si è strutturato nel tempo, in una declinazione linguistica assolutamente autonoma e personale: la materia si espande in forme “instabili” alla ricerca del difficile dialogo con l’altro, le accese cromie metalliche richiamano il mondo dell’industria automobilistica e della pop-art, mentre i titoli delle opere (tratti da film) rimandano alla passione dell’autore per l’arte cinematografica, in una sorta di parallelismo tra emozioni vissute durante la visione e la creazione.

Una metafora di vita appunto, che ricorda il potere salvifico dell’arte.

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Sudestasi Contemporanea
via Torrenuova 93, 97100 Ragusa
tel. +39 340 4061833 (Ciro) +39 3492664771 (Angelo)