#ARTEADISTANZADISICUREZZA 01: QUALCHE LETTURA

In questi giorni da “segregati in casa”, #arteadistanzadisicurezza vuole essere uno strumento per impegnare in modo positivo le vostre e le nostre giornate. Per chi volesse approfondire le conoscenze su Paolo Greco, può scaricare il catalogo pdf di Aisthetikos (2014), progetto a cura di Ornella Fazzina teso a creare un rapporto dialogico tra immagine e suono.

Sempre in tema di letture, segnaliamo l’iniziativa di exibart che consente di consultare gratuitamente gli ultimi numeri della rivista, dal n. 99 al n. 106.

Per scaricare gratis i pdf di exibart onpaper clicca qui.

#arteadistanzadisicurezza 01: Outland – Paolo Greco

Paolo Greco – Outland, 2019 mm 800×1200

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#ARTEADISTANZADISICUREZZA 01:

Paolo Greco – Outland, 2019  [mm 800×1200]

PERIODO PROMO: 14 – 20 Marzo 2020

Info su #arteadistanzadisicurezza

Inizia oggi #arteadistanzadisicurezza… Augurandoci che l’iniziativa sia di vostro gradimento, vi ricordiamo che parte del ricavato delle vendite verrà devoluto in favore della Protezione Civile Nazionale. Che aspettate a fare la vostra offerta? Grazie a quanti vorranno partecipare e a Paolo Greco che ha messo a disposizione per tutti noi la sua bellissima Outland!

 

Paolo Greco è un artista autodidatta fuori dall’ordinario. Con le sue opere propone, sulla falsa riga dell’arte povera, uno stile viscerale che fa del copertone radiale il principale elemento espressivo. Brandelli strappati, bruciati che, come carne viva, emergono dalla superficie pittorica quasi a voler fuggire e impossessarsi dello spazio circostante in un’esplosione caotica ma, che per qualche motivo restano lì, in perenne tensione, contenuti all’interno di uno spazio limitato, “l’opera”. Lo straordinario colore dei suoi “quadri scolpiti” racconta l’anima di quest’uomo, un saltimbanco, che della vita ha fatto il suo palcoscenico. Una vita border line, vissuta al limite della sostenibilità psico-fisica, di cui le sue opere rappresentano una sorta di metafora inconscia e involontaria.

L’arte arriva in tarda età (anche se la fascinazione, soprattutto per l’opera di Burri, risale alla alla fine  degli anni 80’). Prima c’è la strada. Una strada vissuta come uno di quei Ragazzi di vita descritti da Pasolini, o come le avventure On the Road di Kerouac. Soggiorni più o meno prolungati a Bologna, Milano, Amburgo, Recife e Rio de Janeiro; il rientro in Sicilia e gli anni trascorsi per lavoro alla guida sulle vie etnee, tra motel, donne, droghe e alcol; le tangenze con il mondo “underground” catanese. Poi, come afferma lui stesso, a 50 anni “la vita mi presentò il conto e mi trovai ad un bivio”. E qui che avviene l’incontro casuale con l’arte, vissuto come introspettiva e terapeutica ricerca di se stesso. Non c’è citazionismo nell’opera di Greco, solo la voglia di mettere insieme frammenti della sua vita (il viaggio, la strada … e quale miglior materiale per darne evidenza materica se non lo pneumatico?) e dare ad essa colore per fuggire dal buio, dal “nero” che aveva caratterizzato gli ultimi anni. Le creazioni di Paolo Greco sono istinto puro, secondo quel concetto di “Art brut” ideato nel 1945 da Jean Dubuffet: ma qui di grezzo c’è solo la materia, il risultato finale è estremamente lirico, poetico. D’altronde la fulminea carriera artistica di Greco si è nutrita di incontri fortunati, tra cui quello con lo scultore italo-australiano Vincent Pirruccio, la cui amicizia si è rivelata fondamentale per il suo percorso di crescita. 

Le opere attuali mostrano la piena maturità dell’artista, frutto di una “full immersion” nel mondo dell’arte contemporanea che lo ha portato in breve tempo al riconoscimento istituzionale (sue opere sono nelle collezioni permanenti del SAC – Polo d’arte contemporanea della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa; del Museo della mafia a Salemi, TP; e della Fondazione Benetton Studi Ricerche a Treviso). Lo stile spontaneo delle prime opere si è strutturato nel tempo, in una declinazione linguistica assolutamente autonoma e personale: la materia si espande in forme “instabili” alla ricerca del difficile dialogo con l’altro, le accese cromie metalliche richiamano il mondo dell’industria automobilistica e della pop-art, mentre i titoli delle opere (tratti da film) rimandano alla passione dell’autore per l’arte cinematografica, in una sorta di parallelismo tra emozioni vissute durante la visione e la creazione.

Una metafora di vita appunto, che ricorda il potere salvifico dell’arte.

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Sudestasi Contemporanea
via Torrenuova 93, 97100 Ragusa
tel. +39 340 4061833 (Ciro) +39 3492664771 (Angelo)
 
 
 
 

#IoRestoaCasa con #arteadistanzadisicurezza

iorestoacasa con #arteadistanzadisicurezza

Cambiare le nostre abitudini sembra il “must” di questi e dei prossimi giorni, forse mesi. Ma come? Arte e cultura sono stati i primi settori a essere colpiti dalle restrizioni imposte per combattere questo violento e noiosissimo COVID-19. Ma possiamo davvero rinunciare – almeno chi ci crede – alla bellezza, alle emozioni, all’edonismo? Restare a casa, forse, potrà aiutarci a riscoprire passioni trascurate per molto tempo, dedicandoci a noi stessi con azioni semplici ma che in fondo ci divertono e ci arricchiscono (leggere, stare con il partner, ecc.). Tenere alto il morale e dedicarsi al piacere, infatti, è un’ottimo strumento per aumentare il proprio benessere psico-fisico, perché l’ormone della felicità stimola il sistema immunitario e quindi le difese del nostro organismo. link

arteadistanzadisicureza

Visto il nuovo decreto “Io resto a casa” (DPCM del 9 marzo 2020), abbiamo lanciato l’iniziativa #arteadistanzadisicurezza, con cui ogni settimana – sino a data da destinarsi – vi proporremo a prezzi agevolati una delle opere della galleria, con approfondimenti critici, contributi video e riferimenti di mercato. Un modo per “andare avanti”, per occupare il nostro e il vostro tempo senza rinunciare al piacere dell’arte e per mantenere viva la socialità della nostra comunità.

Parte del ricavato delle vendite, inoltre, verrà devoluto in beneficenza per sostenere il sistema sanitario nazionale in questa situazione estremamente delicata. In particolare aderiremo all’iniziativa “L’Italia Chiamò”, destinata a supportare i reparti di terapia intensiva maggiormente “stressati” dall’emergenza, con una donazione in favore della Protezione Civile Nazionale (IBAN: IT49J0100003245350200022330).

 

Inizieremo Sabato 14 marzo con un’opera di Paolo Greco, che giorno 12/03 avrebbe dovuto inaugurare a Milano la mostra Radial, organizzata all’interno della rassegna “art in light” presso lo showroom di Marset Italia.

Se vuoi conoscere le opere in promozioni in corso clicca qui

COME PARTECIPARE?

Per partecipare basta inviare una mail a sudestasicontemporanea@gmail.com con le seguenti istruzioni:

  • oggetto: “#arteadistanzadisicurezza”
  • testo: “NOME, COGNOME, PROFESSIONE”.

Riceverete una mail ogni qualvolta inizia una promozione, con contenuti specifici sull’opera a voi riservati e le condizioni di vendita.

L’iscrizione al servizio PROMO sarà valida per tutte le nostre promozioni.

(per disdire basta inoltrare una comunicazione all’indirizzo e-mail sudestasicontemporanea@gmail.com)

Art in Light

art in light

Marset e Sudestasi Contemporanea aprono il 2020 con una collaborazione che porterà all’interno dell’esclusivo showroom Marset, in Via dell’Annunciata, 29, Milano, un ciclo di quattro mostre nelle quali i curatori Angelo De Grande e Ciro Salinitro creeranno degli ambienti unici dove opera d’arte e luce danno vita ad atmosfere esclusive in un lussuoso ambiente domestico.

La novità che colpisce è la particolarità dell’allestimento: un elegante appartamento situato nel cuore dello storico quartiere di Brera dove l’esclusivo design catalano delle lampade Marset incontra le opere d’arte di grandi artisti contemporanei come Andrea Ventura, Giuseppe Ragazzini e Paolo Greco, che saranno i protagonisti delle tre mostre personali. In più è prevista una collettiva durante il Salone del Mobile, che porterà in anteprima a Milano una accurata selezione di artisti siciliani del collettivo Sudestasi Contempoanea.

Grazie a Marset, arte e design sono dunque proposti con una soluzione stilistica del tutto innovativa che immergerà i visitatori in una accogliente e raffinata atmosfera do- mestica, per vivere le opere d’arte in un contesto del tutto nuovo, ma caloroso e fami- liare allo stesso tempo. L’inconfondibile design Marset crea non solo delle lampade dall’estetica esclusiva ed innovativa, ma danno vita a dei giochi di luce intensi, grazie ai quali i curatori metteranno in risalto delle opere d’arte uniche, molte delle quali pre- sentate al pubblico per la prima volta. Da qui l’idea di coniugare artisti che dei contrasti luministici fanno la propria cifra stilistica con le splendide soluzioni proposte da Marset.

“Vogliamo che il nostro pubblico viva l’arte nel migliore dei modi, suggerendo al contempo nuove idee per rimodulare il proprio ambiente e ge- nerare suggestive atmosfere. Da qui l’idea di coniugare artisti che dei contrasti luministici fanno la propria cifra stilistica con le splendide soluzioni proposte da Marset.”


A. De Grande e C. Salinitro
Curatori

12 marzo – 17 aprile, “Radial” di Paolo Greco

Paolo Greco, per la prima volta a Milano, presenterà la sua personale dal titolo “Radial” in onore dello pneumatico radiale, di cui fa largo uso nelle sue opere. Queste ultime si pre- sentano come brandelli strappati, bruciati, che come carne viva emergono dalla superficie quasi a voler fuggire. Altre volte l’abbraccio del copertone avviluppa il supporto e ne diven- ta parte integrante, come se volesse trattenerne l’energia. Due dinamiche apparentemen- te opposte che racchiudono un’unica mente, quella di un uomo in tensione tra una realtà materiale e una spirituale. Greco ha fatto dello pneumatico un mezzo espressivo molto potente e materico con risultati di indubbio fascino. Celebre nel circuito artistico siciliano, vanta molte mostre collettive e personali nell’Isola.

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SEIRENES & PASSAGES | DINTORNI.PALERMO

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DINTORNI
Luoghi circostanti per l’arte

SEIRENES
Giuseppe Ragazzini
a cura di Angelo De Grande

PASSAGES
Pietro Alfano
a cura di Ciro Salinitro

11, 12, 13 e 18, 19, 20 ottobre 2019
orari: 10 – 13;  16 – 19.30
via Torremuzza, 6
PALERMO

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SEIRENES

Mostra di Giuseppe Ragazzini  | a cura di Angelo De Grande

La sirena, nel suo comporsi di parti umane e parti animalesche, ci ricorda che siamo individui complessi, nati dalla fusione di popoli diversi così come la mitica isola da loro abitata, Anthemoessa, approdo di molteplici razze e culture.

Questa serie di Giuseppe Ragazzini è una delle più “classiche” della sua produzione. Ma pur essendo dei soggetti, per così dire, conosciuti, sono resi con grande eleganza e con un melange di fonti orientali e occidentali. Il fantastico e il bizzarro emergono con forza in tutte le opere dell’artista, che della s-composizione ha fatto il suo stile: “ll risultato ottenuto – afferma il critico Daverio – è sorprendente. E’ quello della creazione d’un mondo al contempo onirico e concreto… e che cos’è il gesto poetico se non la fuga nell’inatteso?”

I 14 collages con interventi a china esposti sono piccole immagini surreali, cariche di inattese allusioni simboliche e implicazioni psicologiche, ideate come metafora dell’ambiguità e della mutevole relazione tra identità e alterità. In mostra anche un video di animazione pittorica. 

NOTE BIOGRAFICHE

Pittore, scenografo e artista visivo, dopo la laurea in Filosofia Giuseppe Ragazzini (Londra, 1978) sviluppa una particolare tecnica di animazione pittorica in “metamorfosi”. 

Numerose le partecipazioni a mostre collettive e personali. Ha prodotto video e scenografie per importanti teatri europei, tra cui il Piccolo Teatro Strehler di Milano e il Teatro La Fenice di Venezia, e per musicisti come Avion Travel, Paolo Conte, Vinicio Capossela, Lucio Dalla, Gianna Nannini e Ornella Vanoni. Nel 2014 ha realizzato un video pittorico per il gala di apertura della New York Philharmonic Orchestra al Lincoln Center (poi proiettato anche al 58° Festival di Spoleto). Sue animazioni sono state presentate nei principali festival internazionali di animazione (Stoccarda, Rio de Janeiro, Ottawa, Roma, Siena, ecc.).

Collabora e ha collaborato con: Le Monde, La Repubblica, Warner Bros, Young and Rubicam, Sky, Motorino Amaranto, Rossellini Film & TV, Art Attack Advertising.

PASSAGES

Mostra di Pietro Alfano  | a cura di Ciro Salinitro

Nel 1774 il capitano inglese James Cook scopre un’isola paradisiaca, la chiama Nuova Caledonia. Nel 1853, la Francia ne prende possesso e ne fa una prigione per criminali e galeotti. Durante la Seconda Guerra Mondiale dal 1942 al 1946, quasi un milione di soldati americani vi transiteranno, rendendola una società sempre più capitalista e di consumo. 

La Nuova Caledonia vive attualmente un processo di de- colonizzazione segnato da numerosi contrasti e questioni difficili. Umiliazioni quali l’expo coloniale del 1932 a Parigi, dove gli aborigeni furono mostrati come animali selvaggi, la convivenza tra tradizioni Kanak e modernità o la fragile pace sociale che caratterizza la popolazione attuale sono evocati negli scatti del palermitano Pietro Alfano.

Quella di Alfano è una fotografia che cerca di esplorare le tematiche irrisolte della società contemporanea, e in particolare la «crisi della presenza e dell’identità» nelle migrazioni. Le opere esposte documentano l’anima di una popolazione sempre più meticcia, le cui vicissitudini storiche le conferiscono un carattere unico se non addirittura insolito.

 

NOTE BIOGRAFICHE

Laureatosi in Psicologia Clinica, Alfano (Palermo, 1979) da anni si occupa della relazione tra fotografia e psiche. Ha frequentato workshops con Ivo Saglietti e Fausto Podavini, studiato antiche tecniche di stampa con il collettivo Palermofoto, e co-fondato l’associazione Photofficine Onlus. Si è specializzato nell’utilizzo dell’immagine come oggetto mediatore (Photolangage©) e come strumento terapeutico ed espressivo.

Selezionato tra i 100 fotografi al Photolux Leica Award 2014 e al Leica Photographers Awards 2013, è stato esposto a Roma, MilanoPhotoFestival, Arles – Voies Off.

 

organizzazione

evento organizzato in occasione della

promossa da

GHRAPHEIN INCONTRA | EVENTI COLLATERALI

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GHRAPHEIN INCONTRA
eventi collaterali
a cura di Angelo De Grande e Ciro Salinitro

Incontri d’arte contemporanea

4 luglio – 8 agosto 2019
NOTO – MUSEO CIVICO
via Cavour, 91

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La galleria Sudestasi Contemporanea é lieta di annunciarvi che la mostra “Ghraphein, carte da una collezione privata” ospiterà anche 4 importanti eventi collaterali denominati “Ghraphein incontra”.

EVENTI COLLATERALI

4 luglio 2019 ◆ Milk
Paolo Greco – Daniela Frisone

11 luglio 2019 ◆ Trascendenze
Andrea Marchese – Barbara Cammarata

 

25 luglio 2019 ◆ DK, i-stanze dell’animo
Filippa Santangelo

08 agosto 2019 ◆  Seirenes
Giuseppe Ragazzini

Barbara Cammarata e Andrea Marchese
Trascendenze

Una stanza bianca, sette fotografie, e un monitor.
La sensazione di sospensione che danno al fruitore le opere di Marchese é accentuata dal candore delle pareti che le ospitano. Immagini semplici: cieli notturni da cui emergono oggetti come lampioni; un albero in mezzo al giallo dei campi di grano tipici del cuore della Sicilia; uno scoglio in mezzo a un mare placido; ma anche una doccia azzurra in un lido d’inverno. Queste e altre sono le immagini di Marchese che troverete in mostra affacciate su una delle terrazze più belle di Noto.
Andrea Marchese cerca di parlare al cuore ma lo fa quasi timidamente, senza disturbare, creando composizioni che potremmo definire “pure”. Le sue fotografie, pur di una semplicità disarmante, lasciano un solco nel campo dei ricordi e si prestano a infinite interpretazioni, a seconda del grado di sensibilità di chi le osserva. Possono essere guardate in un attimo, o ci si può perdere dentro.
Ma chi é Andrea Marchese? Lo capirete guardando il video ‘Operetta Metafisica’, che si alterna sul monitor a un altro video realizzato con Barbara Cammarata, ‘Wearing my mother’.
Operetta Metafisica é come l’orinatoio di Duchamp: é l’arte che si prende gioco di se stessa con grande ironia e consapevolezza, é uno schiaffo sonoro al bluff dell’arte contemporanea e alla supremazia del curatore sull’artista.
‘Wearing my mother’ é invece molto diverso: girato da Marchese ma ideato e diretto da Barbara Cammarata, é un elegante lavoro simbolico che sottolinea il distacco tra due epoche vicine ma opposte, quella dei nostri genitori e la nostra.
Il vestito da sposa della mamma é sollevato a 35 metri di altezza assieme al vestito della comunione della figlia. “La gru per me è simbolo del fallo e del modo con cui l’immaginario maschile lo ha coniugato e imposto,” afferma Barbara parlando della propria opera.
Due artisti nisseni poco conosciuti nella provincia di Siracusa, ma che hanno già collezionato diverse esperienze nazionali e internazionali di spessore.

Filippa Santangelo
Dk, i-stanze dell’animo

Le tele di Filippa Santangelo sono abitate dai fantasmi di una vita possibile. Queste stanze sono come scenografie di una rappresentazione teatrale che non si arresta mai, di una narrazione sussurrata, quasi impercettibile. Apparentemente vuoti, questi ambienti sono pieni di lei, della sua essenza che come un pulviscolo finissimo si respira guardando queste grandi tele.
Come se fossero il lato nascosto delle maschere di Pirandello, da indossare a seconda dell’occasione, queste stanze rappresentano il peso che c’é dietro una vita di compromessi. La luce, che preme alle finestre per entrare, bussa in quasi tutti i suoi quadri, ma non illumina mai interamente gli ambienti, lasciando immaginare che potrebbe esserci qualcuno nell’ombra, magari nascosto, chiuso nella propria disperazione. La luce é la speranza del cambiamento, é la forza che dà forma alle cose e le rende possibili.
Queste tele sono un atto poetico di rara intensità. Quando se ne percepisce il talento e la forza creativa, così viscerale da provocare una stretta allo stomaco, si ha la certezza di trovarsi davanti a un’artista che lascerà il segno. L’arte é un atto catartico, e quando incontra sensibilità e dolcezza svetta al di sopra della massa e si afferma nell’immaginario collettivo.

Giuseppe Ragazzini
Seirenes

“Una tradizione raccolta dal mitologo Apollodoro, nella sua Biblioteca, narra che Orfeo, dalla nave degli Argonauti, cantò con più dolcezza delle Sirene, e che queste si precipitarono in mare trasformandosi in scogli, perché la loro legge era di morire appena qualcuno non avesse subìto la loro malia.”
(Jeorge Luis Borges, Il libro degli esseri immaginari)
La sirena, forse la chimera più celebre della mitologia, é destinata a nuove metamorfosi e rappresentazioni. Il nostro Orfeo, Giuseppe Ragazzini, le effigia attraverso la tecnica del collage.
Questa serie di Giuseppe Ragazzini è una delle più “classiche” della sua produzione. Ma pur essendo dei soggetti, per così dire, conosciuti, sono resi con grande eleganza e con un melange di fonti orientali e occidentali. L’onirico e il bizzarro emergono con forza in tutte le opere dell’artista che della s-composizione ha fatto il suo stile. Questi collages con interventi a china sono solo una piccolissima parte dell’enorme portfolio di Giuseppe ma rientrano in una poetica talmente definita e puntuale che li rendono dei degni rappresentanti dell’intera produzione dell’artista.
Sono piccole immagini surreali, cariche di inattese allusioni simboliche e implicazioni psicologiche, ideate come metafora dell’ambiguità e della mutevole relazione tra identità e alterità. “ll risultato ottenuto – afferma Daverio – è sorprendente. E’ quello della creazione d’un mondo al contempo onirico e concreto… e che cos’è il gesto poetico se non la fuga nell’inatteso?”
La sirena, nel suo comporsi di parti umane e parti animalesche, ci ricorda che siamo individui complessi, nati dalla fusione di popoli diversi così come la mitica terra da loro abitata, approdo di molteplici razze e culture.
Ogni tecnica usata da Ragazzini, dalla pittura al collage alla video-arte alla scultura, tradisce il medesimo tratto, la medesima intenzione, trovare nuove strade da far percorrere al pubblico per entrare nel suo sogno.
Giuseppe Ragazzini é un artista affermato, ha realizzato video per musicisti e cantanti: Ornella Vanoni, Paolo Conte, Avion Travel, Vinicio Capossela, Lucio Dalla, Gianna Nannini. Le sue opere sono state proiettate nei teatri più importanti d’Europa e in Italia al Teatro La Fenice di Venezia e al Piccolo Teatro Strehler di Milano. Nel 2014 ha collaborato con il Lincoln Center, realizzando la scenografia per il gala d’apertura della New York Philharmonic Orchestra. Collabora assiduamente come illustratore con le testate giornalistiche La Repubblica e Le Monde.
Ha realizzato la sua prima personale, con più di 100 opere, presso The Mori Center di Parma.

 

Le mostre si terranno presso il palazzo Trigona, nel museo Gagliardi, e il vernissage di ogni appuntamento prevede un aperitivo in una delle terrazze più belle di Noto.
Biglietti: 15 euro con aperitivo (solo nei giorni delle inaugurazioni), 8 euro solo mostra.
Nel biglietto é incluso l’ingresso alla mostra “Ghraphein, carte da una collezione privata” che sarà visitabile fino al 16/08/2019.

BIGLIETTI:
posti limitati, aperitivo incluso

PER INFO E PRENOTAZIONI:
+39 349.266.4771
+39 340.40.61.833
info@sudestasicontemporanea.com

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NOTO | GHRAPHEIN

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GHRAPHEIN

carte da una collezione privata

artisti: Afro, Alechinsky, Anderle, Burri, Capogrossi, Consagra, Dorazio, Fontana, Pasmore, Picasso, Pomodoro, Santomaso, Scialoja, Segal, Sutherland, Zec.

a cura di Angelo De Grande e Ciro Salinitro

8 giugno – 16 agosto 2019
NOTO – MUSEO GAGLIARDI
Via Cavour 91

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Ghaphein. Carte da una collezione privata è una antologia di opere raccolte in più di trent’anni da Angelo Buscema, personaggio poliedrico che ha dedicato tutta la sua vita alla grafica d’arte.

I fogli esposti testimoniano, senza ambizioni di compiutezza, la radicale rivoluzione operata nell’ambito delle arti grafiche a partire dalla seconda metà del Novecento, quando la marcata esigenza di rinnovare la funzione sociale dell’artista decretò la rinascita della stampa d’arte nella sua duplice valenza di genere autonomo e di processo comunicativo di massa. Un excursus multiforme e variegato di segni, colori e sperimentazioni tecniche che si snoda fra astrazione e figurazione, fra bianco e nero tradizionale e nuovi cromatismi, sulla scorta delle innovazioni artistiche introdotte in quegli anni, e i cui esiti sono perfettamente leggibili anche nella grafica.

Il corpus della mostra è costituito da veri e propri “capolavori” su carta, realizzati con tecniche e linguaggi disparati da alcuni dei massimi esponenti dell’arte del XX secolo. Aprono il percorso espositivo i tre capostipiti dell’informale italiano: Lucio Fontana, Alberto Burri e Afro Basaldella. Seguono, sempre nell’ambito dell’astrattismo nazionale, opere di Scialoja, Dorazio, Capogrossi, Consagra, Santomaso e Giò Pomodoro, mentre le coeve ricerche europee sono rappresentate dall’espressionismo calligrafico del belga Pierre Alechinsky, fondatore del gruppo CoBRa, e dal virtuosismo lirico del britannico Victor Pasmore. Ai segni aniconici di questi artisti si affianca poi la produzione di cinque grandi maestri figurativi, espressione in parte di quel dialogo transnazionale che tra gli anni ’70 e ’90 del Novecento vide l’Italia – e le sue stamperie più prestigiose – tornare nuovamente protagonista nella scena mondiale dell’arte contemporanea. Dall’erotismo distorto dell’ultimo Picasso si passa così alle virtuose acqueforti del bosniaco Safet Zec, del ceco Jirì Anderle e alle impronte evanescenti dell’americano George Segal, per finire con le visionarie metafore esistenziali di Graham Sutherland.

La maggior parte delle carte esposte escono dai torchi della celebre stamperia 2RC di Roma dove, in un clima di continua e costante evoluzione dei linguaggi grafici tradizionali, Valter ed Eleonora Rossi permisero agli artisti di esprimersi come facevano già con altri media, liberandoli dai limiti tecnici tipici dell’incisione (formato, colore e modalità esecutive). E anche grazie alla sensibilità, passione e competenza dei due editori-stampatori, infatti, se gli artisti che gravitavano intorno alla 2RC raggiunsero esiti straordinari e assolutamente inediti per capacità d’invenzione e rigore formale, tanto che talune opere oggi vengono considerate delle pietre miliari non solo nella loro produzione artistica ma anche nella storia della grafica moderna.

Questo sintetico viaggio nei linguaggi grafici contemporanei si completa con la rassegna Grafito. Dialoghi e metafore visive, ciclo di incontri d’arte a cura di Giuseppe Carrubba che offre un ulteriore spunto di riflessione sui rapporti tra il segno e le varie forme espressive del pensiero artistico (poesia, letteratura, teatro, ecc.).

BIGLIETTI:
acquistabili all’ingresso, riduzione per i possessori della Noto Card.

PER INFO E PRENOTAZIONI:
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+39 340.40.61.833
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NOTO | THE DANCE OF THE LIVING STONES

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THE DANCE OF THE LIVING STONES
fotografie di Pietro Alfano e Lara Di Leo
a cura di Angelo De Grande

6 ottobre – 2 novembre 2018
OPENING SABATO 6 OTTOBRE ORE 19
NOTO – MUSEO CIVICO
ex monastero di Santa Chiara – C.so Vittorio Emanuele 147

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Dopo il successo della mostra milanese e di quella ragusana, The Dance of the Living Stones arriva nella città del barocco siciliano, Noto, per una suggestiva mostra che si terrà presso il Museo Civico, ex monastero di Santa Chiara, e durerà dal 7 ottobre al 2 novembre. Come ricorderete, il progetto è stato realizzato tramite crowdfunding nel 2016 e ha riscosso un certo successo venendo insignito del primo premio al concorso “EneganArt 2017”. Ma cos’è The Dance of the Living Stones?

Un gruppo indipendente di giovani artisti italiani, una band di indie-rock siciliana (Mashrooms) e un piccolo, coraggioso paese sempre in prima linea per non farsi dimenticare: tre forze che si sono unite dando vita a questo eclettico e variopinto progetto artistico, portando danza e musica in una delle più grandi opere di land-art al mondo allo scopo di raccontare in modo creativo l’immagine del territorio siciliano e un pezzo di storia italiana. Ne è nato un videoclip di teatro-danza girato al Grande Cretto di Burri, opera che sorge sulle ceneri di quello che era il paese di Gibellina prima che nel 1968 il terremoto del Belice distruggesse tutto.

Più che di un videoclip si tratta di una vera e propria opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk) che sposa musica, danza, teatro, scultura e land art. Luogo simbolo di un evento drammatico, in questo progetto il Cretto si afferma come emblema di un’eterna rinascita e di liberazione da un passato di sofferenza: da monumento statico, l’opera di Burri si rivela infine teatro dinamico. La metamorfosi dei corpi danzanti e il parallelismo tra micro e macrocosmo rappresentano il fulcro di questo lavoro che si propone di valorizzare un’opera troppo poco conosciuta, approfittando del centenario della nascita del suo autore e del completamento e restauro dell’opera stessa.

Ricoperti di argilla crettata, i performers emergono dal Grande Cretto raccontando con la danza il dialogo tra il nuovo (la parte dell’opera più recente, ancora bianca, “fresca”) e il vecchio (la parte più antica, grigia oggi restaurata), in un turbinio di movimenti spezzati e contrastanti che giungono infine all’armonia. La coreografia, curata dal duo MÓSS, mira a raccontare un giorno di magia in un “teatro” silenzioso, lontano da tutto e da tutti. The Dance of the Living Stones rianima, anche solo per pochi attimi, questo freddo sudario, per ridargli vita e per celebrare la conclusione di quest’opera di cristallizzazione dello spazio iniziata più di trent’anni fa.

Le riprese del videoclip si sono concluse con uno spettacolo dal vivo creato per omaggiare la comunità di Gibellina Nuova. Per la prima volta, dal 7 agosto 2016, giorno dell’evento, verrà presentato in questa occasione a Noto il video della performance live. Il videoclip e il video della performance si impongono oggi come documento storico di una fase effimera dell’opera di Burri, un momento di passaggio: tra la conclusione dell’opera di land art e il suo restauro.
Tutto ha oggi assunto un colore omogeneo, bianco, nuovo.

Oltre al video della performance live, che verrà presentato con il contributo musicale del maestro Giovanni Fiderio, troverete in questa mostra le cianotipie degli scatti realizzati da Pietro Alfano e Lara di Leo durante la settimana di riprese a Gibellina Vecchia (Grande Cretto di Burri) e il videoclip della canzone Babosa dei Mashrooms (guardalo qui), realizzato con l’importante contributo del direttore della fotografia Andrea Marchese (Nuova Trinacria Cinematografica). La mostra, a cura di Angelo De Grande, è realizzata dalla galleria Sudestasi contemporanea in collaborazione con la galleria Behnam Beniamin Art.

ORARI APERTURA MOSTRA:
martedì – domenica 17 – 21
sabato 17 – 23
lunedì chiuso

CONTATTI:
+39 349.266.4771
+39 340.40.61.833
info@sudestasicontemporanea.com

A Tutto Volume | GIAMBATTISTA PIRANESI

Nell’ambito del Festival “A tutto Volume” giorno 17 giugno a Ragusa Ibla (piazza Chiaramonte, ore 17.00) verrà presentato il volume “Giambattista Piranesi. Matrici incise 1761-1765“, a cura di Ginevra Mariani, Roma Editalia 2017. Conduce Andrea Guastella in presenza degli autori Ginevra Mariani e Giovanna Scaloni della Calcografia Nazionale e Ciro Salinitro.

La pubblicazione, terzo volume del catalogo generale delle matrici di Piranesi, riguarda le incisioni realizzate negli anni 1761-1765, periodo in cui l’interesse del grande incisore e architetto veneto è teso prevalentemente a dimostrare la superiorità dell’arte romana su quella greca.
Il volume fa parte di Progetto Piranesi, un lavoro di equipe internazionale volto a tutelare e a valorizzare uno dei fondi più prestigiosi della collezione di matrici conservate presso la Calcoteca dell’Istituto Centrale per la Grafica (ICG) di Roma. Il Progetto prevede 6 volumi complessivi, da realizzare entro il 2020, in occasione delle celebrazioni per il terzo centenario della nascita dell’artista.

Demetrio Di Grado | Zeitgest Project

Un bel giorno di maggio Zeitgeist Project insieme a Demetrio Di Grado iniziano a lasciare un segno per le vie di Ragusa, Vittoria, Scoglitti e Comiso. 

Sono passati anche per la nostra via Torrenuova per preannunciare la mostra “KIND” di Demetrio Di Grado a cura di Francesco Piazza che sarà ospite qui da noi il 29 settembre! 
Se ve la siete persa a febbraio alla Galleria d’Arte Contemporanea Giuseppe Veniero project di Palermo e a maggio al KōArt: unconventional place di Catania, avete un’altra chance!

«TENTAZIONI IRRESISTIBILI – Collage on wood door 180×120 –

Tu promettimi che, quando perderò la calma, sarai vicino a me. Il coraggio è come un’arma. Abbi cura di te, perchè la città ti schiaccia. Solo credere in te, è la cosa che ti salva. Perchè ? Mai per caso… Nulla accade, nulla accade, nulla accade!»

Demetrio Di Grado

Zeitgeist Project è una piattaforma in cui si incontrano diversi linguaggi artistici per creare un’opera d’arte inedita, frutto di dialogo e confronto, auspicio per ogni periodo storico di ricerca e sperimentazione culturale.

Ecco un breve riassunto della giornata trascorsa insieme a Demetrio Di Grado. Video di Antonio Turco.