Paolo Greco – Outland, 2019 mm 800×1200

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#ARTEADISTANZADISICUREZZA 01:

Paolo Greco – Outland, 2019  [mm 800×1200]

PERIODO PROMO: 14 – 20 Marzo 2020

Info su #arteadistanzadisicurezza

Inizia oggi #arteadistanzadisicurezza… Augurandoci che l’iniziativa sia di vostro gradimento, vi ricordiamo che parte del ricavato delle vendite verrà devoluto in favore della Protezione Civile Nazionale. Che aspettate a fare la vostra offerta? Grazie a quanti vorranno partecipare e a Paolo Greco che ha messo a disposizione per tutti noi la sua bellissima Outland!

 

Paolo Greco è un artista autodidatta fuori dall’ordinario. Con le sue opere propone, sulla falsa riga dell’arte povera, uno stile viscerale che fa del copertone radiale il principale elemento espressivo. Brandelli strappati, bruciati che, come carne viva, emergono dalla superficie pittorica quasi a voler fuggire e impossessarsi dello spazio circostante in un’esplosione caotica ma, che per qualche motivo restano lì, in perenne tensione, contenuti all’interno di uno spazio limitato, “l’opera”. Lo straordinario colore dei suoi “quadri scolpiti” racconta l’anima di quest’uomo, un saltimbanco, che della vita ha fatto il suo palcoscenico. Una vita border line, vissuta al limite della sostenibilità psico-fisica, di cui le sue opere rappresentano una sorta di metafora inconscia e involontaria.

L’arte arriva in tarda età (anche se la fascinazione, soprattutto per l’opera di Burri, risale alla alla fine  degli anni 80’). Prima c’è la strada. Una strada vissuta come uno di quei Ragazzi di vita descritti da Pasolini, o come le avventure On the Road di Kerouac. Soggiorni più o meno prolungati a Bologna, Milano, Amburgo, Recife e Rio de Janeiro; il rientro in Sicilia e gli anni trascorsi per lavoro alla guida sulle vie etnee, tra motel, donne, droghe e alcol; le tangenze con il mondo “underground” catanese. Poi, come afferma lui stesso, a 50 anni “la vita mi presentò il conto e mi trovai ad un bivio”. E qui che avviene l’incontro casuale con l’arte, vissuto come introspettiva e terapeutica ricerca di se stesso. Non c’è citazionismo nell’opera di Greco, solo la voglia di mettere insieme frammenti della sua vita (il viaggio, la strada … e quale miglior materiale per darne evidenza materica se non lo pneumatico?) e dare ad essa colore per fuggire dal buio, dal “nero” che aveva caratterizzato gli ultimi anni. Le creazioni di Paolo Greco sono istinto puro, secondo quel concetto di “Art brut” ideato nel 1945 da Jean Dubuffet: ma qui di grezzo c’è solo la materia, il risultato finale è estremamente lirico, poetico. D’altronde la fulminea carriera artistica di Greco si è nutrita di incontri fortunati, tra cui quello con lo scultore italo-australiano Vincent Pirruccio, la cui amicizia si è rivelata fondamentale per il suo percorso di crescita. 

Le opere attuali mostrano la piena maturità dell’artista, frutto di una “full immersion” nel mondo dell’arte contemporanea che lo ha portato in breve tempo al riconoscimento istituzionale (sue opere sono nelle collezioni permanenti del SAC – Polo d’arte contemporanea della Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa; del Museo della mafia a Salemi, TP; e della Fondazione Benetton Studi Ricerche a Treviso). Lo stile spontaneo delle prime opere si è strutturato nel tempo, in una declinazione linguistica assolutamente autonoma e personale: la materia si espande in forme “instabili” alla ricerca del difficile dialogo con l’altro, le accese cromie metalliche richiamano il mondo dell’industria automobilistica e della pop-art, mentre i titoli delle opere (tratti da film) rimandano alla passione dell’autore per l’arte cinematografica, in una sorta di parallelismo tra emozioni vissute durante la visione e la creazione.

Una metafora di vita appunto, che ricorda il potere salvifico dell’arte.

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Sudestasi Contemporanea
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